| 1 In pratica Il "Centro Interculturale" del Comune di Torino – servizio attivo dal 1996 – propone, da un lato, l’organizzazione di manifestazioni ed eventi interculturali, dall’altro, percorsi di formazione nell’ottica di favorire relazioni interculturali tra cittadini nativi e migranti. La formazione si differenzia in corsi rivolti a operatori dei servizi (insegnanti, operatori sociali, sanitari, culturali, educativi) che per ragioni professionali devono essere attenti alle relazioni interculturali e laboratori didattici rivolte a docenti e classi di scuola superiore sui temi più attuali dell’educazione interculturale (l’emigrazione e l’immigrazione, l’economia e la globalizzazione, i diritti umani, le religioni, etc.)
 I laboratori – oggetto del presente caso studio – sono percorsi didattici condotti su uno o due incontri di tre ore ciascuno, rivolti alle classi di scuole media superiore. Sono realizzati in spazi appositamente strutturati (le aule del "Centro Interculturale") e allestiti con documentazione, arredamento e immagini relative ai diversi temi. Ogni laboratorio può prevedere, su richiesta, la possibilità di ulteriori appuntamenti per approfondire alcuni aspetti di particolare interesse.
  La finalità generale dei laboratori è quella di offrire momenti – oltre che di conoscenza – anche di indagine su quegli stereotipi e pregiudizi maggiormente diffusi tra i giovani. Gli obiettivi specifici dell’iniziativa riguardano l’approfondimento di alcune tematiche di evidente attualità. Tra queste: i diritti umani, le migrazioni internazionali, le relazioni tra minoranze e maggioranza, il rapporto con le alterità (culturali, di genere, di età, di ruolo, etc.), il ripensamento del tema della cittadinanza.
 Tutti i laboratori – ad oggi sono sette – presentano alcuni temi trasversali che sono stati individuati dal comitato scientifico del "Centro Interculturale". I temi – aggiornati e rivisitati dai vari esperti tematici – sono tutti interconessi gli uni con gli altri. Essi riguardano i pregiudizi e gli stereotipi, la tutela dei diritti umani, il tema generale della differenza, la relativizzazione e il decentramento del punto di vista, l’approfondimento di alcuni concetti chiave: cultura, identità, conflitto culturale, globalizzazione, multicultura, intercultura. Durante l’anno scolastico 2006/07, il Centro Interculturale offrirà i seguenti laboratori:
 
 
    A Torino io abito il mondo. Religioni e culture: un dialogo possibile? Le minoranze storiche a Torino: Ebrei, Rom, Valdesi. Porte aperte sul Maghreb: cultura, religione, società.  I diritti umani. Economia e globalizzazione. Emigrare e immigrare.  
 La metodologia utilizzata – come avremo modo di approfondire in una sezione specifica del caso studio – è di tipo interattivo e si basa su attività di role play, brainstorming, simulazioni. Le scuole possono prenotare i laboratori presso la segreteria didattica del "Centro Interculturale", nel periodo compreso tra settembre e giugno. 
 1.2 La storia: come nasce e si sviluppa l’iniziativaI laboratori del "Centro Interculturale" prendono avvio nel 1998. Inizialmente erano affrontate due sole tematiche, all’epoca le più attuali: le migrazioni (Laboratorio Emigrare e Immigrare) e il Maghreb (Laboratorio Porte aperte sul Maghreb). Durante L’anno successivo, a seguito di un finanziamento della Compagnia di San Paolo, vengono ideati e allestiti altri quattro laboratori didattici e rinnovati quelli precedentemente esistenti (si aggiungono: Diritti umani; Economia e globalizzazione; Le minoranze storiche a Torino: Ebrei, Rom, Valdesi; Religioni e culture: un dialogo possibile?). A partire poi dal 2000 viene proposto il settimo laboratorio: A Torino io abito il mondo. Si tratta di un percorso esplicitamente trasversale e propedeutico ai temi e alle problematiche affrontate da tutti gli altri sei laboratori. In genere aderiscono a questo laboratorio gruppi e classi che non esprimono scelte tematiche precise o che hanno l’esigenza di meglio orientarsi sul panorama delle proposte didattiche offerte dal "Centro Interculturale". L’impostazione dei laboratori, scelta nell’anno 2000, è quella tuttora vigente.
 1.3 I contenuti dei laboratoriCome si già osservato precedentemente, i laboratori interculturali tendono a seguire delle tematiche tra loro interconnesse e dunque trasversali a tutte le proposte didattiche. Ogni percorso è stato concepito con una duplice finalità: da un lato offrire informazione e conoscenza su specifici argomenti, dall’altro contribuire al superamento di stereotipi e pregiudizi.
 Il documento "Laboratori: argomenti e obiettvi" (consultabile nei deepening material) illustra in modo dettagliato le tematiche affrontate e gli obiettivi didattici.
 
 
  1.4 La metodologia utilizzataI laboratori didattici del Centro Interculturale si caratterizzano, "non tanto per l’esaustività dei contenuti, quanto per la metodologia proposta, in grado di coinvolgere i partecipanti e di trasmettere loro tre saperi. 
 
    Il sapere, ovvero, la trasmissione di alcuni contenuti e informazioni. Il sapere fare, ovvero, l’acquisizione della metodologia interattiva che prevede di interrogarsi sulle questioni, recuperare le proprie esperienze e risistematizzarle in base ai nuovi input offerti dal laboratorio. Il saper fare, Il saper essere, ovvero, la capacità di creare cambiamenti di atteggiamento e comportamento, presa di coscienza di problematiche, decostruzione di stereotipi e pregiudizi, desiderio di impegnarsi e approfondire le proprie conoscenze, partecipazione a campagne, etc." 
 
 Ogni laboratorio didattico proposto dal "Centro Interculturale", presenta – come abbiamo già precedentemente osservato – una metodologia di tipo interattivo. Brainstorming, giochi di simulazione, role play costituiscono infatti gli elementi centrali dei laboratori: è attraverso tali attività che il formatore conduce i partecipanti a prendere coscienza e a riflettere su determinate realtà. «I giochi di simulazione – scrive Anna Ferrero, responsabile del "Centro Interculturale" – sono tecniche di apprendimento che comportano la manipolazione di un modello attraverso l’assunzione di ruoli sottoposti a regole». Lo sviluppo di tale approccio didattico prende avvio nei paesi anglosassoni attorno agli anni ’60. 
 Nel resto d’Europa, e in Italia i giochi di simulazione si affacciano a metà degli anni ’80 nelle proposte formative realizzate in prevalenza da ONG e inerenti l’educazione alla pace, alla mondialità, alla non violenza, alla gestione dei conflitti. "Queste attività – prosegue Ferrero – nascono come giochi di sensibilizzazione e coscientizzazione sui meccanismi che generano lo scambio ineguale tra Nord e Sud del mondo e sulle diversità culturali. Il poco successo di tali tecniche nel mondo della scuola italiana è dovuto al fatto che si prefigura il gioco come strumento legato a una fase infantile, non interamente produttiva e seria". Uno dei maggiori esperti italiani in materia, G. Dessena, - citato da Ferrero – afferma: "i giochi di simulazione sono degli strumenti pedagogici non dei giochi, distinguendo in questi ultimi il puro ambito del divertimento, del piacere mentre negli strumenti pedagogici ampio spazio assume l’ambito intellettuale". I laboratori del "Centro Interculturale" assumono dunque il gioco di simulazione come momento cruciale per l’apprendimento. Un apprendimento che oltre l’aspetto cognitivo deve riguardare anche – e soprattutto – quello emotivo.
 
 1.5 La formazione per i conduttori dei laboratoriI formatori dei laboratori didattici (ad oggi sono nove, di cui quattro di origine straniera) sono chiamati annualmente alla partecipazione di momenti di aggiornamento e formazione. Gli incontri, articolati su due giornate, si soffermano sull’approfondimento dei principi metodologici e teorici dell’educazione interculturale.
 La prima giornata di lavoro affronta gli aspetti metodologici di conduzione del laboratorio. Attraverso alcune attività interattive (metodologia training) vengono realizzate le seguenti azioni: presentazione dei contenuti di ciascun laboratorio; esposizione dei punti di forza della metodologia interculturale; ideazione di un laboratorio tipo.
 
 La seconda giornata di lavoro è dedicata ad alcuni approfondimenti teorici. La metodologia utilizzata questa volta è di tipo frontale. Attraverso l’incontro con un antropologo culturale vengono analizzati alcuni temi cardine dell’educazione interculturale. Tra gli altri: il concetto di “noi”; l’identità e la cultura; le trasformazioni identitarie del “noi”; l’analisi critica delle tradizioni culturali.
 
 La finalità generale dei weekend formativi è quella di offrire ai conduttori un momento di reciproca conoscenza, di confronto, creando in questo modo, un valore aggiunto al lavoro che individualmente sono chiamati a svolgere.
 1.6 Il network e i finanziamentiLa rete dei soggetti coinvolti nell’ideazione e attuazione dei laboratori didattici del Centro Interculturale è formata da:
 
 
    Dirigente e direttore responsabile del Centro Interculturale. Comitato scientifico del Centro Interculturale. Formatori e animatori del Centro Interculturale. Associazioni o enti di formazione del territorio cittadino esperti in ambito interculturale. Università di Torino (Facoltà di Scienze della Formazione, Lettere e Filosofia – Comunicazione Interculturale, Lingue e Letterature straniere, Giurisprudenza).   
 I laboratori didattici sono finanziati con il contributo del Comune di Torino – Divisione Servizi Culturali. 
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