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Africa Remix

Valentina Moschini, Iolanda Pensa, Giulia Paoletti

1 La pratica

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2.1 Punti di forza

"Africa Remix" si definisce e si vuole l'ultima esposizione che si occupa del dibattito sull'arte contemporanea africana. "Africa Remix" è diventato il contenitore di artisti africani più vasto ed ambizioso che si sia mai organizzato in Occidente.

Come i curatori hanno ripetutamente spiegato, l'obiettivo era quello di chiudere il sipario sull'arte africana contemporanea, e affacciarsi su nuovi panorami. Dal loro lato del palcoscenico hanno offerto un epilogo appropriato a una metodologia datata. La mostra propone una sua definizione remixata dell'arte contemporanea. Presentando una mostra tematica ed estremamente diversificata nella sua inclusione, "Africa Remix" intavola il discorso sull'arte africana introducendo nuovi parametri.
 
In particolare, il progetto ha agito su una scala molto vasta. Attraversando l'Europa per arrivare fino in Giappone, la mostra propone un dibattito trasversale che coinvolge un pubblico molto eterogeo. Proprio per questo "Africa Remix" risulta un progetto interessante e stimolante, che ha contribuito all'avanzamento del dibattito sull'arte contemporanea.

2.2 Punti critici

Nel tentativo di scardinare precedenti costruzioni e canonizzazioni dell'arte africana, ed introdurre nuove prospettive non considerate in precedenti esposizioni e pubblicazioni, "Africa Remix", così come la mostra The Other Story di Rasheed Araeen (Hayward Gallery, Londra, 1989) si fa carico di rappresentare un genere, categoria o storia. In questo senso, si può intuire l'intento revisionista, il tentativo cioè di proporre una nuova definizione di ciò che costituisce l'arte africana contemporanea.

Nonostante la nuova rappresentazione offra dei buoni spunti critici, la mostra cade nella stessa trappola che cercava di disinnescare. Nel tentativo di dimostrare l'inconsistenza della categoria "arte africana" mostrando la sua eterogeneità, la mostra si inscerisce all'interno dello stesso dibattito ed incorpora le premesse che cercava di contraddire. Mentre i curatori cercano di slegare l'estetica dall'identità degli artisti, quest'ultimi sono inclusi solamente in virtù della loro identità.
Come il titolo della mostra - specchietto per le allodole - definisce, la mostra cerca di produrre una rappresentazione dell'arte contemporanea africana, e quindi cerca ancora di definire ciò che è e ciò che non è. Emerge così l'ambizione di essere rappresentativi di un intero continente o di un'identità o di una narrativa. Per fare questo i curatori cercano di includere artisti di più paesi africani possibili, paesi francofoni e anglofoni, musulmani e cattolici, della diaspora americana ed europea, artisti giovani e vecchi, affermati ed emergenti, donne e uomini, pittori e artisti video ecc.

Ed ecco quindi ricercatori e giornalisti che fanno studi, statistiche e polemiche su quali paesi sono stati inclusi e quali escusi, quante donne ci sono, quanti artisti emergenti, quali paesi della diaspora sono stati inclusi, e perché mancano rappresentanti della diaspora indiana vista la sua presenza imponente nella regione sud africana. Anche se non volute, queste sono il tipo di domande che sorgono spontanee nel visitare una mostra del genere, perché si percepisce ancora il tentativo più o meno velato di creare una rappresentazione dell'arte africana contemporanea.

Quindi, mentre la mostra riesce a confutare certe aspettative estetiche ed ideologiche spesso associate all'arte africana contemporanea (come arte tribale, non professionale, derivativa, tradizionale ecc.), non riesce ad evadere dal discorso e proporre una metodologia alternativa veramente innovativa, contemporanea e costruttiva.
Lo stesso curatore Simon Njami alla conferenza di apertura al British Museum riconobbe questa limitazione ed espresse la speranza che in dieci anni non venga organizzata un'Africa '15, dopo Africa '95 e Africa '05, a dimostrazione che certe problematiche di visibilità non siano più né necessarie né ricercate, e che gli artisti siano liberi di sperimentare la loro individuale creatività con o senza la loro identità di mezzo.

2.3 Esportazione

Temi

  • re-definizione di cos'è l'arte africana contemporanea;
  • superamento di aspettative estetiche ed ideologiche sull'arte Africana;
  • fungere da epilogo per un approccio datato sull'arte africana basato soprattutto riguardo a principi di identità;
  • produzione di nuovi spunti teorici ed estetici su questioni contemporanee quali: Storia/Identità, Corpo/Spirito e Spazio Urbano/Rurale;
  • tentativo di aumentare la libertà d'azione agli artisti esponendo le opere per aree sematiche.

Metodologia
  • esposizione itinerante (Düsseldorf , Parigi, Londra,Tokyo);
  • artisti in and out of the African continent;
  • mostra organizzata lungo filoni tematici.

  
Deepening material